La dinamica dei prezzi dei limoni va tenuta sotto osservazione: le quotazioni, infatti, rischiano di gonfiarsi più di quanto sarebbe logico aspettarsi dall’attuale situazione di mercato. C’è richiesta, la produzione è inferiore allo scorso anno, le misure per contrastare la diffusione del coronavirus incrementano i costi operativi e logistici… Ma se i prezzi vanno fuori mercato poi si rischia un effetto boomerang. L’analisi è di Antonio Fricano, presidente dell’Op Aposicilia e di Bia, consorzio tra produttori di ortofrutta biologica.
“Il limone è in piena campagna, stiamo lavorando con il primofiore e lo faremo per tutto il mese di aprile: c’è chi ha interesse a far lievitare il prezzo dell’agrume e a diffondere notizie di richieste in vertiginoso aumento, ma questo, oltre a non essere lo specchio del mercato, è rischioso – spiega Fricano a Italiafruit News – Noi lavoriamo esclusivamente con la Gdo e portiamo avanti il nostro lavoro come sempre, aumentando fisiologicamente il prezzo dei limoni di qualche centesimo il chilo per coprire le maggiori spese che si hanno in questo periodo. Ho però visto prezzi fuori mercato, mediamente siamo più alti di oltre il 20% rispetto alla scorsa campagna, nei giardini ha una forbice tra 0,80 e 1 euro il chilo. Noi stiamo cercando di calmierare i prezzi: in questo momento storico serve un comportamento responsabile, che allontani ogni ipotesi di speculazione”.
I prezzi in crescita sono dovuti anche alla minor disponibilità di limoni, ma il presidente di Aposicilia (quasi 400 ettari dedicati all’agrume) ribadisce che “non c’è mancanza di prodotto, però la campagna è complessa. Dalla Spagna non è arrivato molto, la richiesta crescente della Gdo fa da contraltare ai mercati all’ingrosso, rallentati, e all’Horeca praticamente fermo: nel complesso non c’è un aumento dei consumi, ma solo una concentrazione sul canale retail. E i consumi di biologico sono allineati a quelli del convenzionale”.
La mancanza di manodopera in campo è un problema concreto, osserva Fricano e nei prossimi mesi mancherà prodotto italiano. Aposicilia, come detto, per tutto il mese di aprile lavorerà con il primofiore, da maggio si passerà al bianchetto e poco dopo la metà del mese prossimo è lecito immaginare una campagna anticipata del verdello: si partirà prima ma si concluderà anche prima del solito.
In Sicilia è da poco iniziata la campagna delle patate novelle a cui l’Op di Bagheria (Palermo) dedica circa 60 ettari. “Produzione e rese sono molto basse – analizza il presidente – In inverno abbiamo avuto tre mesi di siccità, mentre la patata richiede acqua: siamo intervenuti con irrigazioni d’emergenza, ma i volumi saranno limitati. Il mercato al momento è ancora confuso: il prodotto è di qualità discreta, la richiesta di patate è sostenuta, ma non si capisce se i tuberi saranno adeguatamente valorizzati. Sicuramente – conclude Antonio Fricano – la finestra commerciale delle novelle sarà più breve del solito”.
Infine, tra le primizie, l’Op siciliana ha avviato la commercializzazione delle prime nespole precoci a pasta bianca, sia biologiche che convenzionali, quest’anno particolarmente dolci per via della scarsa piovosità invernale.
Giovedì 16 aprile 2020