Biologico e biodinamico: tutta fuffa. O forse no?

Continua a non placarsi la polemica sulla questione dell’agricoltura biodinamica, che vede contrapporsi voci autorevoli sia da parte di chi propende per tali coltivazioni, sia per chi non ne vede l’utilità (l’ultima iniziativa, è quella di una petizione su Change.org, contro il riconoscimento legale del biodinamico, secondo il Ddl 988 in discussione al Parlamento italiano – clicca qui per maggiori info). Sul tema abbiamo interpellato anche Ignazio Cirronis (nella foto il primo a destra) , agricoltore biologico dell’OP S’Atra Sardigna e socio promotore del Consorzio BIA.

“E’ facile fare ironia sul corno letame senza dire una parola seria su cosa sia l’agricoltura biodinamica – ha stigmatizzato Cirronis – ed è altrettanto facile, dopo aver tacciato tali pratiche come stregoneria, chiedere di mandare al rogo i praticanti dell’agricoltura biodinamica. Più difficile prendersela con l’agricoltura biologica, ma molti e tra essi anche la Senatrice Catteneo, unica ad aver votato contro il DDL recentemente approvato dal Senato sul biologico, se la sono presi anche contro l’agricoltura biologica, definendola un settore di nicchia. Peccato che il biologico riguardi, in tutta Europa, più del 10% delle superfici agricole, il 12,5% in Italia, e che la Commissione UE si sia dato l’obiettivo di raggiungere il 25% delle superfici agricole bio in Europa entro il 2030”.

“Sono agricoltore biologico dal 1982 – ha continuato l’imprenditore agricolo – quando con un gruppo di ragazzi abbiamo scommesso su questo metodo. Non esisteva un solo finanziamento per il settore bio, mentre i fondi andavano all’agricoltura convenzionale. Oggi che la Cooperativa biologica in cui ho lavorato in questi anni ha raggiunto risultati di grande spessore (oltre 9 milioni di ricavi, 35 buste paga, più di 300 famiglie di agricoltori che ne traggono reddito, senza contare l’indotto); oggi che davvero pochi ridono dell’agricoltura biologica, al punto che viene considerata dalle Istituzioni Europee un pilastro nel mondo rurale per contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici; oggi io non posso dimenticare come ci chiamavano nei nostri primi dieci anni di attività: pazzi, filosofi, utopisti e illusi. Nessuno credeva che si potesse fare agricoltura senza utilizzo di sostanze chimiche di sintesi. La storia ha dato ragione a quei giovani che, nel frattempo, hanno promosso e costituito tante altre aziende biologiche in Sardegna e hanno conquistato i mercati nazionali ed esteri, tenendo in alto il marchio regionale, di cui siamo fieri”.

“Non possiamo dimenticare quel trattamento che ricevemmo allora – ha ricordato l’esperto – e che oggi in molti rivolgono lo stesso modo di fare verso l’agricoltura biodinamica. A parte ogni altra considerazione, dove sta lo scandalo? Già oggi gli agricoltori biodinamici devono prima di tutto di osservare le regole molto ferree dell’agricoltura biologica (Reg. CE 834/2007); sono quindi controllati da appositi Organismi di Controllo e, in aggiunta ai requisiti dell’agricoltura biologica, applicano norme di carattere volontario, spesso più restrittive del biologico. E’ dunque falso che, d’ora in avanti, a legge definitivamente approvata, finanzieremo l’utilizzo del corno letame o il rispetto delle fasi lunari e del calendario delle semine (per citare solo alcune delle tecniche dei biodinamici). Le aziende biodinamiche devono comunque rispettare le norme dell’agricoltura biologica; pertanto, se riceveranno qualche finanziamento, lo riceveranno come tutti gli altri agricoltori biologici”.

Fin qui il parere di Cirronis sul dibattito; ma se, da una parte, in nome della scienza, in molti sostengono che non si debba finanziare una tecnica produttiva di cui non si può provare scientificamente l’efficacia, dall’altra la stessa scienza non afferma che il metodo sia nocivo per la salute umana.

“Che male c’è, dunque – riflette l’imprenditore – se i prodotti biodinamici piacciono ai consumatori? Del resto, dal punto di vista commerciale, il biodinamico piace in Europa, specialmente in Germania e Svizzera. Perché non aiutare i nostri agricoltori a intercettare questa fetta di mercato?”

“Ho simpatia per l’agricoltura biodinamica – ha concluso l’agricoltore sardo – e, anche se non pratico questa tecnica produttiva, ma solo quella biologica, rivendico il diritto delle aziende in biodinamica ad esistere. Diversi tra loro, come Carpe Naturam e BioMeran, fanno parte del Consorzio BIA che ho promosso una decina di anni fa e oggi godono della stessa dignità legislativa di taluni agricoltori (italiani e non) che le leggi magari non le osservano e mettono a repentaglio il nostro cibo. Quindi, non demonizziamo gli agricoltori biologici e quelli biodinamici”.

Data di pubblicazione: lun 14 giu 2021
Author: Gaetano Piccione
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