“In una situazione di normalità, la produzione delle nostre ciliegie biologiche arriva a 270 tonnellate annue ma quest’anno abbiamo registrato una riduzione del 40%”. A dirlo a Italiafruit è Marinella Altomare, tecnico agronomo dell’azienda Naturbio di Bisceglie (Bat), con 27 ettari coltivati a Bigarreau, Giorgia e Ferrovia.
E continua: “In realtà la rotta si è invertita già nel 2019, definito annus horribilis con una produzione azzerata a causa del violento nubifragio che si era abbattuto sulla regione a due giorni prima della raccolta. E noi siamo stati fortunati perché, pur avendo perso la produzione, siamo riusciti a mantenere le piante: fortunatamente i nostri terreni si trovano su un’altura, le aziende a valle ne sono uscite completamente distrutte. Anche se abbiamo realizzato subito tutte le cure possibili, le nostre piante quest’anno risultavano stressate e hanno avuto una produzione molto sviluppata per l’aspetto vegetativo anziché per il produttivo, per questo abbiamo molti meno frutti”.
Complice del calo anche i forti venti e le piogge che a metà maggio si sono abbattuti sulle piante già in fase produttiva, comportando l’urto dei frutti e arrivando in alcuni casi alla formazione della muffa. I pochi frutti presenti quest’anno possono contare su un alto profilo qualitativo: “Quando la pianta privilegia lo sviluppo vegetativo, concentra i suoi andamenti linfatici sui frutti – sottolinea Altomare – in questo modo abbiamo ottenuto ciliegie gustose, croccanti, di grossa pezzatura e con un grado Brix di media di 15 gradi”.
Biologico italiano, più apprezzato all’estero
“Commercializziamo il 90% dei nostri prodotti con l’estero, soprattutto con i Pasi del nord est – Ignazio Cozzoli, titolare dell’azienda – e la restante parte in Italia, in entrambi i casi con le catene della Gdo. Con il passare del tempo, ci siamo accorti che il biologico italiano è più apprezzato all’estero: per le ciliegie, le varietà preferite sono Giorgia e Ferrovia, le più dolci e gustose”.
E aggiunge: “Sul mercato, il prodotto biologico è decisamente privilegiato rispetto all’ortofrutta tradizionale, che ha prezzi molto più bassi. In generale, la maggior parte della domanda biologica continua ad arrivare dall’estero dove c’è più sensibilità per i prodotti italiani. Una sensibilità che si ritrova anche per un packaging ecosostenibile, soprattutto dalla Germania: son già due anni che vendiamo solo prodotti in confezioni plastic free, dove utilizziamo molto cartone, legno oppure prodotto filmato ma senza Pvc”.
Consozio Bia, una preziosa collaborazione
“Il consorzio lo abbiamo visto nascere, infatti siamo tra i suoi fondatori e tutt’oggi lavoriamo insieme – sottolineano Cozzoli e Altomare – anzi possiamo proprio dire di esserci strutturati insieme a Bia. Una collaborazione fondamentale sotto diversi punti di vista, soprattutto sul fronte scientifico e dei mezzi tecnici. Potersi confrontare con gli altri soci è la base di partenza per poter risolvere problematiche come i residui contenuti nei mezzi tecnici. Allo stesso tempo, la presenza del consorzio aiuta a ridurre tempi e costi della ricerca, garantendo un supporto che una singola azienda non potrebbe mai sostenere”.
E sulle relazioni con il consorzio di produttori biologici concludono: “Il sistema di qualità uniforme per tutti i soci ci permette di partire dallo stesso punto: in questo modo ci dividiamo il mercato con gli altri produttori evitando di farci concorrenza e garantendo, allo stesso tempo, una scalarità di fornitura anche in base alle stagioni. Attività che sono frutto di accordi tecnici e commerciali che ci permettono di coprire una maggiore fetta di mercato, di essere uniformi e di garantire qualità grazie ai controlli svolti da tecnici specializzati”.
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Venerdì 26 Giugno 2020