“Le insalatine a base di baby leaf sono formate da ortaggi a foglia che vengono raccolti a uno stadio precoce: si tratta prevalentemente di foglioline di rucola, lattughe, valerianella, bietole da foglia e spinacino”. Così spiega Santo Bellina, amministratore della OP la Maggiolina, azienda leader nella produzione, valorizzazione e commercializzazione di baby leaf biologiche di prima gamma, sia confezionate che sfuse.
OP Maggiolina nasce nel 2008, forte dell’esperienza imprenditoriale e manageriale delle famiglie Bellina e Busana, esponenti di punta nell’intera filiera delle “insalate in busta”. Ieri come oggi, con spirito di aggregazione, L’OP si pone l’obiettivo di commercializzare insalate ad alto profilo qualitativo.
“Il core business aziendale è la prima gamma confezionata – prosegue l’amministratore – costituita da insalate biologiche non lavate, valorizzate in confezioni monoporzioni come buste o vaschette. Questa tipologia di prodotto si è affermata nel tempo grazie al suo alto valore aggiunto per il consumatore, rappresentato da facilità d’uso, freschezza e gusto”.
Oggi, il gruppo è costituito da 12 aziende, per una superficie coltivata in serra di 216 ettari, di cui 150 condotti in regime biologico. Il fatturato del 2018 è stato di € 28.827.595, per oltre 5.000 tonnellate di insalatine, di cui il 75% circa distribuite sul mercato estero.
Le aziende agricole dell’OP sono certificate per gli standard GlobalGAP, Tesco Nurture, GRASP, QS-System, Field to fork, Bio, Leaf marque.
In linea con la filosofia biologica, nel corso degli ultimi anni l’azienda ha sviluppato in modo crescente tecniche sostenibili: “Abbiamo posto l’attenzione sull’impatto ambientale generato dalle attività aziendali – spiega ancora Bellina – sia per la produzione che per la commercializzazione e valorizzazione delle insalate. Inoltre abbiamo implementato alcuni interventi finalizzati a ridurre l’impatto ambientale, come la realizzazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica e per l’illuminazione delle aree di servizio aziendali, oppure l’impiego di raccoglitrici elettriche per ridurre le emissioni di gas e i rumori. Promuoviamo anche tutte le pratiche agricole come le lavorazione minimum tillage, la semina su sodo, il sovescio, la solarizzazione e l’impiego di ammendanti per innalzare la sostanza organica nei terreni”.
La cooperativa è sempre più attenta alla sicurezza del consumatore ed è costantemente alla ricerca delle più moderne tecnologie che possano agevolare il controllo della materia prima, non ultimo l’impiego di una selezionatrice ottica sulla linea di desabbiatura della valeriana.
Stabilimenti di lavorazione
L’Op La Maggiolina possiede due stabilimenti: uno a Martinengo (BG) ed uno ad Eboli (SA). Questi stabilimenti gestiscono sia materia prima sfusa in cassette che prodotti confezionati di prima gamma (non lavato).
Nello stabilimento di Martinengo vengono confezionate circa 2600 ton all’anno di prodotto.
Le linee di confezionamento sono tutte dotate di metal detectorintegrati a sistemi di pesatura dinamica e due delle quattro linee sono dotate di selezionatore a raggi X per il controllo della presenza di corpi estranei. Tutte le attrezzature vengono sottoposte a taratura programmata per garantirne il corretto funzionamento.
Nello stabilimento di Eboli, invece, si confezionano 600 ton/anno di prodotti. Anche questo impianto è dotato delle più moderne macchine di lavorazione e le attività avvengono a temperatura controllata con un sistema di controllo in continuo, come a Martinengo.
Il sito in Eboli è prevalentemente dedicato al condizionamento e logistica per il conferimento di materie prime sfuse (per circa 1800 tonnellate di prodotto) sulle principali piattaforme di confezionamento nazionali ed europee.
Tutte le materie prime sono controllate dal campo mediante analisi chimiche multiresiduali e microbiologiche, in modo da garantire la conformità del prodotto prima della raccolta.
La filiera completa
La ricerca in campo agronomico, la collaborazione con l’industria sementiera e quella delle macchine agricole (specializzate per la raccolta), lo sviluppo di materiali per il confezionamento e un’opportuna logistica per garantire la catena del freddo, concorrono strettamente all’ottenimento di prodotti sicuri e di qualità.
Il mercato di riferimento di questa tipologia di prodotto, inoltre, è rappresentato prevalentemente da prodotto a marchio dalla grande distribuzione organizzata. Quest’ultimo aspetto implica la condivisione di obiettivi spesso più restrittivi, imponendo un accurato controllo di filiera, a garanzia del rispetto dei capitolati del cliente.
L’OP La Maggiolina e il consorzio BIA
L’OP, da oltre tre anni, è socia del consorzio BIA (consorzio di cui fanno parte 11 aziende agricole tutte produttrici di frutta e verdura BIO).
“L’obiettivo dell’ingresso in questo consorzio – rimarca Bellina – è quello di cercare nell’aggregazione la strada migliore per raggiungere direttamente i clienti italiani ed esteri della GDO e dei negozi specializzati nel biologico, offrendo una gamma completa di prodotti biologici. Con il consorzio Bia, condividiamo pienamente i valori della sostenibilità ambientale e sociale, che devono andare di pari passo, e cerchiamo insieme di dare vita a progetti coerenti con questi valori. Da alcuni mesi, per esempio, abbiamo avviato, in collaborazione con la fondazione della Comunità Salernitana, il consorzio La Rada, Mestieri Campania e CTM Agrofair, l’inserimento, nelle aziende agricole della Op La Maggiolina, di alcuni giovani disagiati ai quali speriamo di dare un futuro con il lavoro agricolo”.
Il passato? Entusiasmante come il presente
“Mi ricordo, quando ormai 30 anni fa, cercando una zona produttiva adatta alla coltivazione delle insalatine che già producevo nella campagna di Bergamo – ricorda il manager – giravo per il Sud Italia e mi trovai per la prima volta nella piana del Sele. Rimasi colpito dalla bellezza di quel territorio e dalle condizioni pedoclimatiche. Questo, pensai, deve essere il posto ideale per coltivare le insalatine per dodici mesi l’anno”.
“A quei tempi, nell’intera piana del Sele – dice ancora Bellina – non si coltivava neppure un ettaro di rucola ma era un territorio con una buona tradizione serricola, anche se destinata ad altre colture, e mi convinsi subito che era là che dovevo andare a produrre. Oggi, dopo quasi trent’anni, quel territorio, avendo sviluppato un indotto fondamentale a sostenere un comparto così specializzato, è diventato il primo distretto produttivo in Europa per le insalatine e questo ha consentito un vero rilancio economico di tutta quell’area”.
“I fatti, dunque, mi hanno dato ragione – conclude l’amministratore – al punto che a breve verrà riconosciuto il marchio IGP-Indicazione Geografica Protetta per la rucola della piana del Sele. Per me è un grande onore e un grande orgoglio aver dato un contributo sostanziale a questo importante risultato”.